Tra peer e collaborazione. Verso nuove economie
Lo sviluppo di nuove tecnologie, concentrato soprattutto nell’ambito delle piattaforme digitali, ha portato negli anni alla crescita di quella che viene chiamata economia collaborativa. Si tratta di interazioni tra individui mediata da piattaforme digitali che ne facilitano lo scambio di beni e servizi.
Un’economia che potrebbe essere definita peer to peer, sicuramente in grande crescita per quello che riguarda l’economia tradizionale. Questo nuovo modello offre scenari di sviluppo anche a quelle persone interessate a scambiarsi non merci e servizi tradizionali ma esperienze e servizi con finalità più spiccatamente sociali.
L’attenzione mediatica è oltremodo concentrata sulle transazioni tradizionali che utilizzano questo nuovo modello e che, grazie ad esso, riescono ad incrementare la loro attività di business, scoprendo mercati che sembravano intoccabili fino a poco tempo prima. Il modello dell’economia collaborativa offre degli scenari interessanti anche al mondo cooperativo, mettendo al centro delle transazioni non merci o servizi tout court ma altre tipologie di valori scambiabili come conoscenze, competenze, spazi e idee.
L’universo della cooperazione condivide con l’economia collaborativa più di quanto si possa immaginare: per dare risposte ai bisogni collettivi la collaborazione e la cooperazione tra individui può mostrarsi come la via più efficace da intraprendere. Tuttavia c’è un atteggiamento di grande cautela da parte delle cooperative sociali.
Il rischio che si corre è quello di veder nascere servizi basati sulla modalità peer to peer gestiti in modo diretto dai cittadini senza intermediari. Una sorta di volontariato di comunità che di sicuro attiverebbe il mutuo aiuto e la coesione sociale ma che, d’altro canto, rischierebbe di sostituire servizi qualificati alla persona con servizi dei cittadini a basso livello di specializzazione. Inoltre, non va dimenticato che in settori delicati come l’assistenza specializzata agli anziani, per citarne uno, il ruolo di tutela maggiore deve essere rappresentato dal pubblico o si rischierebbe un welfare dei cittadini poco attento a criteri di qualità.
Nonostante le criticità, molto può essere mutuato e portato all’interno del mondo della cooperazione. Le piattaforme digitali possono venire in aiuto non come modello totale del riassetto delle imprese sociali ma adattandone le caratteristiche che più si avvicinano alla mission della propria organizzazione.
Le innovazioni di questo tipo, valide per l’economia tradizionale, potrebbero venire in aiuto ad un mondo che sempre di più si trova in una fase obbligata di cambiamento e innovazione. Molti sono gli spunti offerti dall’economia collaborativa. Su tutti, l’utilizzo delle tecnologie digitali e dei social media nel coinvolgimento e attivazione delle comunità, nel reperire risorse e intelligenze in modo rapido, nell’individuare i nuovi bisogni e nel fornire risposte in tempi ridotti.
La modalità peer to peer potrebbe portare nuovi sviluppi e nuove collaborazioni tra pari: basti pensare alle banche del tempo, agli spazi di coworking, ai fab lab e, in generale, a tutte quelle interazioni che vanno in direzione del mutuo aiuto. Un aspetto sul quale probabilmente le cooperative sociali possono insegnare all’economia collaborativa riguarda il rafforzamento dei modelli di governance. Da sempre, il mondo della cooperazione sociale, gestisce i suoi rapporti interni facendo i conti con la propria identità che coincide con quella dell’impresa sociale collettiva.
In quale direzione si deve muovere la rottura con il presente e il cambiamento delle cooperative sociali e in genere del mondo della cooperazione? È una domanda alla quale non è semplice rispondere in modo univoco e alla quale, non è giusto dare una risposta generalizzante. Si può affermare che c’è bisogno di innovazione sociale e di cambiamento culturale dei servizi. L’innovazione tecnologica sarà qualcosa con la quale il movimento cooperativo dovrà confrontarsi.