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Un bando per le imprese sociali colpite dal terremoto

Si apre il 20 settembre il bando regionale finalizzato al “Sostegno allo sviluppo e alla valorizzazione delle imprese sociali nelle aree colpite dal terremoto”. Ci saranno a quel punto 40 giorni (scadenza il 30 ottobre) per presentare delle proposte che vadano ad incontrare i criteri di valutazione individuati dalla Regione Marche.

Si tratta di una delle misure convergenti, messe in campo dalla Regione Marche per rilanciare lo sviluppo dell’area colpita dal sisma, cercando di costruire opportunità in settori differenti e stimolando risposte che sappiano considerare questo territorio come una potenziale risorsa. Occorre infatti tenere presente che questo bando esce insieme ad altri strumenti che insistono sulle aree colpite dal terremoto, tramite i quali si intende apportare una potente azione di stimolo dell’economia locale.

Crediamo di poter interpretare che l’idea non sia tanto di portare questo territorio alla situazione pre-sisma, ma a una condizione migliore, provando anche a superare quelle determinanti di crisi che contraddistinguono le aree interne del nostro Paese che progressivamente stanno conoscendo una condizione di spopolamento e di depauperamento delle risorse locali.

Il bando per le imprese sociali assume un significato particolare in ragione del meccanismo che lo caratterizza. Si tratta di uno strumento finanziario che sostiene l’impresa sociale nel suo sforzo di innovazione e di rafforzamento, nello specifico territorio colpito dal terremoto. In particolare – recita il bando – si intende “consolidare, rafforzare e favorire la crescita dimensionale delle imprese sociali nelle aree gravemente colpite dal terremoto attraverso l’introduzione di innovazioni organizzative e di processo e la digitalizzazione dei servizi offerti al cittadino”. Investimenti: è di questo che parla il bando. E si tratta di un “oggetto” finanziario cui l’impresa sociale è poco avvezza. È infatti un elemento di debolezza caratteristico, quello della difficoltà a ragionare in termini di investimenti da parte di questo soggetto economico. Ragionare di investimenti comporta due dimensioni fondamentali del mestiere dell’imprenditore: quello della valutazione strategica e quello del rischio. Le imprese sociali sono spesso legate all’economia degli appalti (soprattutto le cooperative sociali di tipo a, di gran lunga il soggetto principale di impresa sociale nel nostro Paese e in particolare nella nostra regione) che di per sé poco stimola una programmazione di carattere strategico e capace di confrontarsi con il tema del rischio imprenditoriale.

In questo senso il bando va a collocarsi su un crinale: da una parte la possibilità di stimolare reale cambiamento e innovazione, persino negli approcci, dall’altra il rischio di fallire perché le imprese sociali non sono capaci di leggerlo come opportunità. Saranno i risultati a dirci quale elemento avrà prevalso.

Quindi il meccanismo di rimborso del bando deve essere letto in questo senso, necessitando di valutare quanto una determinata spesa, che la Regione rimborserà in ragione di una specifica percentuale, ma mai in toto, possa determinare effettivamente nel medio termine un ritorno conveniente o meno. Una percentuale su tutte ci restituisce quanto muoversi dentro questo bando proponga una sorta di sfida per l’imprenditore sociale; le spese per il personale dipendente in organico, possono ammontare ad un massimo del 30% del costo ammissibile di progetto. Parlando di imprese in cui il costo del personale viaggia sempre sopra l’80% dei costi complessivi, è evidente come su questo bando si apra la necessità di ragionare in un modo differente. Ancora una volta si apre una sorta di spartiacque tra la l’opportunità di vera innovazione anche strategica e la difficoltà a percepire questo come uno strumento effettivamente stimolante e efficace.

Tutto il sistema di calcolo sulle quote delle voci di costo costringe automaticamente a costruire un investimento bilanciato tra le opportunità che si aprono tramite il bando e i pericoli di costruire una progettazione inefficace e potenzialmente anche dannosa (dannosa per il bilancio della stessa impresa).

Infine, una ulteriore suggestione giunge dalla combinazione tra territorio di elezione e dispositivo di rete. Il bando infatti sollecita l’opportunità di costruire delle aggregazioni per la partecipazione favorendo anche qui il superamento di un male endemico dell’imprenditoria marchigiana – inclusa quella sociale e cooperativa – a collaborare tra più soggetti. Anche in questo caso costringe più imprese a mettersi sul tavolo di progettazione e fare ragionamenti e valutazioni strategiche condivise concertando obiettivi di sviluppo aggregati che insistendo sull’area sisma divengono in qualche modo anche obiettivi di sviluppo territoriali (non a caso viene sollecitata la lettera di sostegno da parte di un Ambito Territoriale Sociale). Anche in questo caso si tratta di superare un modus operandi consolidato per individuare nuove piste di lavoro e nuovi legami cooperativi.

In sostanza una bella sfida è stata lanciata. Si tratta di attendere per vedere in quale misura l’impresa sociale marchigiana sarà in grado di coglierla.

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