Il fenomeno delle migrazioni forzate – prima parte
I numeri.
Per capire a fondo il fenomeno delle migrazioni forzate nel nostro paese bisogna fare chiarezza partendo dai numeri. Nel farlo, andremo ad utilizzare dati oggettivi raccolti all’interno del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia nel 2016 stilato da ANCI, CARITAS, CITTALIA, SPRAR e Fondazione MIGRANTES, in collaborazione con UNHCR.
A partire dal 1999, gli sbarchi sulle coste italiane hanno avuto un trend costante fino al 2007. Dal 2008 ad oggi invece, gli sbarchi hanno subito delle differenze condizionate da fattori di instabilità politica nei paesi di provenienza. Nello specifico, gli anni nei quali si è registrato il picco di sbarchi, sono il 2008, 2011, 2013 e 2014. Tutti anni legati a contingenze internazionali: nell’ordine la prima emergenza Nord Africa, la Primavera Araba e la seconda emergenza Nord Africa e del vicino Medio Oriente con il record di sbarchi registrato nel 2014. Il 2015 è stato un anno che ha registrato una contrazione, contrariamente a quanto emerge dai media sempre più orientati verso l’assalto delle coste italiane. Nei primi sei mesi del 2016, il numero degli sbarchi sulle coste italiane è stato pari a 69.000 persone, con un aumento di 8 punti percentuali rispetto all’anno record, il 2014 anche se di poco inferiore all’anno passato. Il dato oggettivo dice che nel 2014 sono sbarcate 170.100 persone, nel 2015 153.842 e nei primi 6 mesi del 2016 69.000 persone.
Spostiamo ora l’attenzione sulla questione delle richieste di protezione internazionale. Nel 2014, l’Italia ha ricevuto 64.000 richieste di asilo politico a fronte delle 170.100 persone sbarcate. Nel 2015 c’è stato un forte aumento di richieste, +32% rispetto al 2014: 83.970. Nei primi sei mesi del 2016, le richieste asilo sono state 53.729: un aumento pari al 64% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il trend delle domande è quindi in aumento a partire dal 2013 e il dato più significativo è quello raggiunto nel 2015 con 83.970 richieste, dato che con ogni probabilità verrà superato quando avremo a disposizione i dati aggiornati a tutto il 2016.
Accoglienza in Italia.
Nel nostro paese, al 31 dicembre 2015, i migranti presenti nelle strutture di accoglienza risultavano essere 114.000, il 64% in più rispetto al 2014. Il numero sale a 135.045 se si prende in esame il periodo fino al 30 giugno 2016. In quali centri o strutture di accoglienza si trovano i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale e umanitaria? Il nostro sistema di accoglienza, prevede diverse strutture e fasi differenti le une dalle altre. Esistono diversi centri di prima accoglienza come i CAS, CARA, CDA, CPSA, Hotspot e la rete nazionale SPRAR – Sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo – che si distingue come seconda accoglienza più strutturata. Del numero di accolti al 30 giugno 2016, i CAS ospitano 96.701 persone, Hotspot e centri di prima accoglienza 14.848 persone mentre gli accolti nella rete Sprar sono 23.496.
A livello nazionale accogliamo 1,9 persone ogni 1.000 abitanti. Nella regione Marche il rapporto è di 2,74 persone ogni 1.000 abitanti. Secondo la direttiva del Ministero dell’Interno dell’11 ottobre 2016 “Regole per l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio nazionale attraverso lo Sprar”, la strada è quella dell’accoglienza graduale in un unico sistema, lo Sprar appunto, e la soppressione dei centri temporanei e straordinari che non riescono a rispondere dal punto di vista qualitativo alle esigenze dell’accoglienza integrata. Nei primi sei mesi del 2016, la rete Sprar è arrivata a coinvolgere 1.200 comuni italiani e mira ad una distribuzione equa per numero delle persone richiedenti asilo e rifugiate nell’intero territorio nazionale.
Modalità di ingresso.
Per quanto riguarda le persone accolte nel sistema Sprar, abbiamo dati significativi sulle modalità di ingresso nel nostro paese. Dati che non
subiscono grossi mutamenti rispetto agli anni passati: il 75,5% arriva via mare; l’11,3% attraverso le frontiere terrestri; il 5,9% passa per le frontiere aeroportuali; il 3,2% rientra da paesi europei in base al regolamento Dublino III; il 2,6% attraverso frontiere portuali e l’1,5% è nato in Italia. Rispetto all’anno 2014 c’è un leggero decremento degli sbarchi nella misura dell’1,2% contrariamente a quanto sembrerebbe da quanto emerge dalla stampa e dai media nazionali. Per quanto riguarda gli attraversamenti terrestri c’è un aumento dell’1,9%, dato significativo anche se contenuto perché rivela chiaramente una pressione notevole sulle zone frontaliere balcaniche.
Primi sei mesi del 2016: accoglienza Sprar.
I dati a disposizione ci dicono che il sistema ufficiale di protezione vede all’attivo 674 progetti territoriali con a capo Enti Locali e gestione affidata al privato sociale. Nello specifico, gli Enti Locali titolari dei progetti Sprar si dividono in 533 comuni, 29 province e 12 unioni di comuni. I progetti della rete Sprar sono presenti in 19 regioni su 20 e nei primi 6 mesi del 2016 hanno accolto 22.983 persone. Siamo quindi in una fase di forte ampliamento della rete territoriale Sprar, un ampliamento che va nella direzione di diventare l’unica modalità di accoglienza in Italia assorbendo i vari tipi di accoglienze straordinarie come i CAS. In totale, nella fase attuale sono circa 1.200 i comuni interessati dall’accoglienza Sprar. I progetti, sono divisi per categoria di utenza: 520 sono riservati alla categoria ordinari; 109 progetti riguardano i minori non accompagnati e 45 progetti accolgono persone in situazione di disagio mentale o disabilità fisica.
Il dato della Regione Marche.
La regione Marche accoglie il 3,20 % del totale nazionale. Nello specifico accoglie 2,74 persone ogni 1.000 abitanti. Il numero complessivo delle persone accolte nelle Marche è di 4.230 persone: 754 si trovano nei progetti Sprar mentre 3476 si trovano nell’accoglienza straordinaria dei CAS. Il dato segmentato per provincia vede Ancona al primo posto con 1.257 accoglienze seguita da Macerata con 1.024, Pesaro-Urbino con 844, Fermo con 565 e Ascoli Piceno con 540 accolti.
La situazione Europea.
Nel corso del 2015, l’Europa ha ricevuto 1.393.350 domande di protezione internazionale: un dato che supera del 110.1 % quello del 2014. I primi sei mesi del 2016 sono caratterizzati da 578.455 domande di protezione internazionale che rappresentano il 41,5% di tutte le domande presentate nel 2015. Possiamo aspettarci con ogni probabilità che il dato finale dell’anno in corso sarà lievemente inferiore rispetto al dato del 2015. Le domande di protezione internazionale presentate in Europa sono state relativamente basse fino al 2008. L’impennata decisiva si è avuta nel 2014 con un aumento del 155,9% e nel 2015 con un aumento del 425,6 %. Pur rimanendo numeri gestibili, il trend è in crescita o quantomeno stabile nell’anno in corso e questo vuol dire che l’Europa è chiamata a gestire, fuori dall’emergenza, un numero di persone stabile oggi e certo nei prossimi anni. Farlo basandosi su esperienze passate legate a progetti del tutto emergenziali non è nemmeno pensabile. C’è bisogno di strutturare percorsi fissi sull’esempio del caso italiano e della sua accoglienza territoriale declinata nei progetti Sprar.
All’interno della UE, il paese che ha ricevuto più domande di protezione internazionale è la Germania con 476.620 richieste per l’anno 2015 con un aumento del 135% rispetto all’anno precedente. A grande distanza seguono Ungheria e Svezia con 177.135 e 162.550 richieste. I primi tre paesi ricevono da soli il 61,7% delle domande. L’Italia si colloca nella parte bassa della classifica avendo ricevuto nel 2015 il 6,4% delle domande totali. Nei primi 6 mesi del 2016 è sempre la Germania a ricevere più domande di protezione internazionale con il 65,9% del totale. L’Italia è seconda ma a grandissima distanza con una percentuale del 7,1%.
Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016 completo. Leggilo qui