Cooperazione e sviluppo. Quale ruolo per il cambiamento sociale

Cooperazione sociale. Nel nome c’è un intero programma; ed è un programma attualissimo. Crediamo che pochi attori come la cooperazione sociale abbiano le caratteristiche indispensabili per navigare i mari dell’attuale fase sociale ed economica e per fare rotta verso lidi di sviluppo sociale. Tralasciando di descrivere perché sia così complesso occuparsi di lavoro sociale – crediamo sia evidente a chiunque – proviamo invece a comprendere perché la cooperazione sociale potrebbe essere un attore significativo dentro questi scenari.

Anzitutto, in una fase in cui si parla di ibridazione come fondamentale caratteristica delle imprese che vogliono essere innovatrici, la cooperazione sociale è il primo soggetto ibrido che si è presentato sulla scena e che ha una sua specifica riconoscibilità anche giuridica, come tale. Infatti, essa è anzitutto un’impresa, ma ha una evidente caratterizzazione sociale che deriva sia dalla sua specifica missione (la finalizzazione a “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”) che dalla previsione anche di figure volontaristiche nella sua compagine.

La natura cooperativistica del suo status sta a simboleggiare una forte centratura sulla comunità: da una parte il mutualismo interno verso i soci; dall’altra la centratura sul benessere e sulla capacità di inclusione, della comunità territoriale di riferimento.

Se però usciamo dal terreno delle dichiarazioni (quelle iscritte negli statuti, nella comunicazione istituzionale e nelle normative di settore) e andiamo a vedere la concreta conformazione delle cooperative sociali, ne viene fuori un quadro meno positivo. Rispetto ai tratti che ne hanno caratterizzato la nascita, la cooperazione sociale è troppo spesso divenuta una sorta di organismo parastatale; un banale gestore di appalti pubblici, un fornitore di manodopera a buon mercato per la pubblica amministrazione. La sua capacità progettuale, prima finalizzata ad individuare soluzioni originali per rispondere alle domande della comunità, ora diviene semplice capacità di scrittura di offerte tecniche per le gare d’appalto dei comuni o delle varie asl.

Sono queste due le facce di una stessa medaglia in questo momento inestricabilmente presenti.  A questo punto se la cooperazione sociale vuole essere un motore di sviluppo e cambiamento comunitario, deve divenire capace di recuperare l’anima “primordiale” e ricostruire una capacità – non più espressa – di pensare soluzioni che siano adeguate per affrontare le attuali sfide e costruire coesione nelle comunità. È su questa scommessa che intende lavorare AgenziaRES, nell’intento di ricostruire i nodi di un pensiero strategico che ripensa il lavoro sociale e la relativa pianificazione e che individua gli attori con i quali percorrere questa strada. Ed allora cresce forte la sensazione che molta capacità innovativa è paradossalmente nascosta nel recupero delle origini e delle caratteristiche primordiali della cooperazione sociale, capace di tenere insieme valori di impresa e motivazione donativa nell’intervento per la costruzione di una comunità più inclusiva.

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