Il Centro Margherita, l’ Alzheimer e la buona prassi
L’impegno di AgenziaRES nella ricerca e analisi dell’ Alzheimer e delle demenze senili continua. Ci siamo chiesti quali siano i modelli da seguire in un centro diurno che metta la personalità del malato in primo piano e non la sua malattia. Ci siamo imbattuti nel Centro Margherita di Fano, gestito dalla cooperativa sociale Labirinto; un’eccellenza marchigiana nella cura e gestione delle persone affette da Alzheimer e da demenza senile. Ci siamo interessati a questo centro e abbiamo chiesto di poterlo visitare, cosa che ci è stata gentilmente concessa. Fabiola Pacassoni, coordinatrice del centro, e Gianluca Darvo, architetto del centro, sono state le nostre guide.
Progettato e realizzato in soli due anni, il Centro diurno è stato completamente finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano che ne ha la proprietà. Esso si inserisce in un progetto più ampio nato per dare una risposta in termini di spazi e di servizi integrati alle persone colpite dalla patologia di Alzheimer e ai loro familiari.
“La centralità della persona e del suo benessere rappresenta l’elemento fondamentale per rendere possibile una rete di sostegno intorno alla persona malata e alla sua famiglia, in grado di offrire soluzioni personalizzate a seconda dei bisogni.” Ci dice Fabiola mentre entriamo in un corridoio luminoso, pieno di colori e quadri, dipinti da artisti locali, dagli ospiti o dai ragazzi del liceo artistico di Fano con cui collaborano. “Questa galleria nasce dal bisogno di sentirsi parte integrante del territorio di Fano e dalla necessità di creare un luogo dove la comunità possa ritrovarsi”. Il suo scopo, inoltre, è quello di diminuire drasticamente il “vagabondaggio” degli ospiti che invece di vagare per la struttura si fermano attratti dai colori, dalla luce e dai punti di sosta creati appositamente lungo il corridoio.
Quest’ultimo collega i tre nuclei in cui si struttura il centro, ognuno dei quali corrisponde ad una delle fasi principali della malattia. La suddivisione degli spazi in tre moduli garantisce l’accoglienza dell’ospite in relazione ai suoi bisogni. Nel nucleo giallo abbiamo incontrato persone allo stadio iniziale della malattia; nel nucleo arancio ci sono persone ad uno stadio intermedio e nel nucleo rosso persone con deterioramento cognitivo avanzato. Il cuore di ogni modulo è l’area delle attività occupazionali, nelle quali possono essere svolte attività di stimolazione cognitiva e sensoriale con l’aiuto di arredi appositamente progettati per il supporto e il mantenimento delle capacità autonome degli ospiti. Ogni nucleo è autonomo e dispone di due bagni, il salone per le attività, un salone dove riposare, una cucina (usata anche nelle attività di terapia) e una zona pranzo.
I criteri di progettazione dello spazio assumono particolare importanza e sono pensati (sia nella forma che nei colori) per la stimolazione cognitiva. Essi hanno una progettazione completamente differente a seconda della fase della malattia. L’Ambiente giallo è pensato in maniera tradizionale come uno spazio di casa; nel nucleo arancione (per la fase intermedia della malattia) lo spazio centrale è dedicato alle attività occupazionali, mentre il nucleo rosso è molto più incentrato sulla stimolazione cognitiva poiché l’interazione con l’ospite è più complessa e bisogna cercare di aprire canali cognitivi.
Oltre ai tre nuclei ci sono anche laboratori dove poter fare attività più specifiche, come un salone di bellezza dove dei collaboratori esterni (parrucchiere, massaggiatori…) si prendono cura degli ospiti che richiedono questo servizio. Tutti gli spazi adibiti al personale sono mimetizzati per evitare agli ospiti di perdersi in luoghi non familiari.
Il centro si avvale del lavoro di diverse figure professionali, quali gli OSS (“una figura di OSS un po’ evoluta, cioè che mette in campo anche delle sue competenze personali” dice Fabiola), educatori, psicologi, terapisti occupazionali e assistenti sociali che seguono formazioni specifiche e si aggiornano costantemente sui programmi riabilitativi ed assistenziali. La progettazione delle attività e dei laboratori sono concertate da tutte queste figure che elaborano un Piano di Assistenza Individualizzato (P.A.I.) concordato con l’ospite, la famiglia e i servizi di riferimento.
L’ammissione al Centro avviene in seguito alla segnalazione da parte dell’Unità Valutativa Alzheimer o attraverso il contatto diretto della famiglia; l’accesso vero e proprio è comunque sempre condizionato ad una valutazione del CDCD. Inoltre il Centro ospita un Alzheimer Cafè dove poter ascoltare e supportare i familiari dei malati.
Molto interessante !!!