Ambiente: tocca anche alla cooperazione sociale
Fine ottobre. Una tempesta di vento a 190 kmh proveniente da sud spazza via centinaia di migliaia di alberi d’alto fusto nelle foreste delle dolomiti; nel trentino, nel bellunese, nelle provincie di Sondrio e di Brescia interi boschi vengono spazzati via in pochi minuti. La forza devastante della natura si abbatte come non si ricordava nel nostro Paese a memoria d’uomo. Nel periodo subito seguente un incendio di proporzioni incommensurabili devasta le foreste della California per giorni.
Ad accomunare questi eventi è la percezione forte che si tratti dei frutti del mutamento climatico determinato dall’attività umana sull’ambiente. Stiamo devastando questo pianeta a velocità crescente e tale devastazione diventa ogni giorno sempre più irreversibile. Il problema è che non ne abbiamo uno di ricambio. Il problema è che lasciamo in eredità tutto ciò alle generazioni che stanno crescendo e che non abbiamo la maturità per fare i conti con tutto questo, come ci ha accusato Greta Thunberg, la quindicenne ambientalista di Stoccolma, dal palco della COP 24 a Katowice.
Non abbiamo più tempo. Il momento per cambiare è oggi.
Credo che questo tema non possa essere ignorato più da nessuno. Che nessuno possa sentirsi fuori per alcuna dimensione della sua quotidianità e delle sue appartenenze. E allora la cooperazione sociale che si occupa di fragilità, supportandole e costruendo percorsi e processi per l’emancipazione dal bisogno, non può ignorare una fragilità così evidente e enorme come quella che riguarda il nostro pianeta. Ma che significa tutto questo?
Credo significhi che dobbiamo provare a coniugare una nuova formula: quella della cooperativa eco-sociale. Una cooperativa che tiene ben presente dentro la sua missione di lavoro per l’inclusione non è possibile agire tralasciando l’impegno per la preservazione degli eco-sistemi. Ecco,esattamente: eco-sistemi. La cooperazione sociale deve qualificarsi come uno specialista di eco-sistemi; di ogni tipologia di eco-sistema.
Perché occuparsi di inclusione nella comunità territoriale è appunto essere esperti di eco-sistemi. Lavorare per dare una risposta alle fragilità e al bisogno laddove si manifesta, significa essere uno studioso di eco-sistemi; saperne leggere le fratture e le pieghe lungo le quali è necessaria un’azione di manutenzione. Essere cooperatori significa decisamente costruire una quotidiana capacità di surfare eco-sistemi, di mantenerli vitali,di attivarne le risorse positive e di gestirne gli elementi di pericolo e di difficoltà. Essere operatori sociali significa abitare le connessioni sociali che caratterizzano gli eco-sistemi e darsi da fare per risolverle con attenzione a chi viaggia con un passo differente.
E allora se cooperazione sociale significa essere esperti di eco-sistemi è evidente che deve prendersi carico del più ampio e importanti di tutti: il nostro pianeta. Proviamo allora a individuare alcune suggestioni pratiche, banalmente concrete con le quali si manifesta tale sensibilità, tale attenzione. Non vuole essere minimamente un elenco esaustivo, ma solamente un modo per lanciare una provocazione che poi ciascuna organizzazione potrebbe scegliere di sviluppare secondo la propria sensibilità e competenza. Vuole essere un modo per dire che è giunto il momento di mettere in azione l’immaginazione, l’impegno, la concretezza.
- Automezzi ecologici. Le cooperative sociali usano automezzi. Sarebbe ora di fare scelte improntate all’impatto inquinante dei nostri automezzi. Forse sarebbe ora di cominciare a immaginare una cooperativa che viaggia in elettrico. Ma quantomeno una cooperativa che si pone il tema del tipo di trazione ricercando di diminuire l’impatto inquinante dei propri mezzi.
- Alimentazione. Che cibi serviamo nelle mense dei nostri servizi? Scegliamo solo di risparmiare oppure facciamo scelte volte a valorizzare produzioni biologiche, km zero, produzioni locali tipiche, prodotti che valorizzano i rapporti di lavoro e accorciano la filiera, prodotti stagionali, prodotti di cui conosciamo la provenienza?
- Acqua. Acqua in brocca o acqua imbottigliata?Valorizziamo le acque che escono dai nostri rubinetti e che spesso hanno una qualità estremamente alta. E rispetto agli usi per il lavaggio e altro, poniamo attenzioni ai consumi e all’efficientamento contro gli sprechi? Per gli usi industriali o di scarico, proviamo a costruire circuiti di riciclo?
- Edifici passivi. Cerchiamo di porre le sedi dei nostri servizi all’interno di edifici con ottima efficienza energetica? Edifici che poco disperdano e che consentano di avere energia a basso impatto e con pochi sprechi? Proviamo a fare investimenti in tal senso negli edifici di nostra proprietà o a chiederli ai proprietari cui paghiamo l’affitto?
- Consumi sotto controllo. Teniamo effettivamente sotto controllo i consumi? Lo facciamo effettivamente per diminuire il peso della nostra impronta sul pianeta o solamente per questioni di controllo digestione?
- Vestiti. Le divise dei nostri operatori, abbiamo provato a cercare di commissionarle ad aziende che utilizzino materie prime naturali? Proviamo a informarci sulla qualità dei rapporti sindacali che caratterizza i nostri fornitori? Facciamo domande in tal senso?
Inoltre. Stiamo provando a realizzare un’azione di promozione in relazione a tutto ciò? Cerchiamo di fare in modo che ciascun socio delle nostre cooperative si senta un “missionario” (una persona assegnataria consapevole di una missione) in relazione a questi temi. Proviamo a provocare su questi terreni i cittadini/utenti con i quali e per i quali operiamo? Diamo una testimonianza forte ed evidente verso la comunità? Stiamo effettivamente sforzandoci di attivare processi di tutela del pianeta?
Temi non banalmente ambientali (termine annacquato e ormai insignificante) ma compiutamente eco-sistemici e nonviolenti. Sì, nonviolenti. Perché la filosofia della nonviolenza diviene un punto di arrivo ineludibile di un processo compiutamente eco-sistemico. Nonviolenza come approccio verso ogni dimensione dell’agire organizzativo della cooperativa sociale e carattere fondamentale del suo abitare le comunità e le relazioni. Nonviolenza come visione politica e strategica del proprio agire. Come dimensione irrinunciabile e da testimoniare. Oggi più che mai è indispensabile sentirne la contemporaneità e non pensare che sia un desueto termine in voga fino agli anni’90.