Politiche giovanili: Spazio giovani 3.0
Negli ultimi anni le politiche giovanili hanno cercato di individuare una nuova strada sorpassando quelle caratteristiche centrate sulla dimensione di aggregazione e informazione che aveva caratterizzato gli anni ’90 e la prima parte dei 2000.
Siamo ancora all’interno della transizione di modello, nella ricerca di una convincente alternativa e – soprattutto – nella consapevolezza che la categoria di “giovane” comprende una tale polimorfa e variegata esperienza che in sé non definisce più nulla. Anche il banale elemento anagrafico si è allargato in maniera tanto smisurata che pensare degli interventi e dei luoghi adatti ad una età che procede dai 16 anni e può giungere ai 35, diviene molto improbabile. Senza considerare la necessità di trovare luoghi in grado di ospitare adeguatamente anche la fascia tra 10 e 16 anni.
E’ nata quindi tutta una riflessione sulle politiche giovanili relativa agli spazi giovanili e alla loro opportuna configurazione. Che tipo di contenitori devono essere? per quale tipo di “giovani”? con quale tipo di proposta? con quali processi di gestione? con quali modelli di sostenibilità? E’ evidente che l’ultimo tema è di particolare rilevanza in una fase in cui le risorse pubbliche sono in diminuzione e sempre meno disposte ad attestarsi su una politica tradizionalmente “debole” come quella giovanile.
In uno scenario di questo tipo stanno emergendo interventi sempre più versati a coniugare differenti sollecitazioni: una dimensione professionalizzante e costruttrice di competenze; una dimensione creativa e che esalta il protagonismo del singolo giovane. Una dimensione di concreta “capacitazione” del giovane rispetto alle opportunità di giocare l’innovazione e la produzione di nuovi oggetti e nuove professioni. Una dimensione di sana aggregazione e socializzazione che oltrepassi le barriere del potenziale isolamento digitale dei nostri giorni, ma che lo utilizzi come linguaggio compiuto e caratterizzante di questa fascia d’età. Infine una dimensione commerciale fatta di differenti flussi ed attività economiche, che garantisca ricavi per sostenere il variegato insieme di azioni e di spazi. Un esempio potrebbe essere quello dello Smart-Lab di Rovereto.
Nel titolo abbiamo parlato di centri 3.0 mutuando la definizione dal linguaggio del marketing. Tale sigla riguarda il marketing esperienziale nel quale l’attenzione è sulla dimensione emozionale e centrata sull’esperienza di consumo. Lo spazio giovani è chiamato a divenire un luogo nel quale accumulare esperienze variegate e multidimensionali; a coniugare differenti modalità di fruizione dello spazio, che cercano di contemperarsi e di integrarsi, dando modo a ciascuno di individuare la propria, singola e unica esperienza di fruizione e costruendo opportunità di apprendimento e di orientamento.
Un aspetto chiave è quello della varietà dei linguaggi: essa si realizza non solo nella varietà delle proposte che si intersecano, ma anche nell’ambito di proposte che uniscono differenti punti di partenza. Prendiamo come esempio la dimensione del FABLAB: un laboratorio digitale con macchinari di tecnologie avanzate, in grado di realizzate prodotti che vengono costruiti in computer grafica. Un modo per unire i linguaggi della programmazione digitale con quelli dell’estetica e del design e con quelli della produzione artigianale. Una esperienza di uso che stimola competenze creative e competenze tecniche.
Il movimento dei FABLAB è stato costruito su un manifesto declinato al MIT di Boston, ma è un modello riconosciuto in tutto il mondo e che da qualche anno qui in Italia dimostra la sua capacità di attecchire e coinvolgere le giovani generazioni. Un esempio tra i tanti che potremmo citare è quanto si sta realizzando a Roma nell’ambito del FabLab della Garbatella e del suo network di makers.
Pensiamo a tutta la dimensione artistico-creativa. Moltissime sono le discipline nelle quali i giovani vengono stimolati verso la realizzazione di loro progetti, ponendo il focus sia sull’aspetto creativo sia sull’aspetto di realizzazione. La costruzione di eventi è una caratteristica di grande rilevanza in questa operazione. L’evento collocato in maniera strategica nel percorso, consente di porre un segnalibro nell’esperienza creativa e di collocare degli obiettivi realizzativi a capo di essa. Tutti elementi che permettono accumulazione e rafforzamento degli apprendimenti.
Molti spazi giovani abbinano a tutto questo, la presenza di un co-working che offre un’opportunità concreta a quei giovani più attivi e “imprenditivi” i quali intendono mettersi in gioco e cercare una loro strada verso la realizzazione di obiettivi professionali e creativi. Al tempo stesso, la presenza di start-up all’interno dello spazio giovani, non risponde solo ad un fenomeno di moda (a volte sopravvalutato), ma corrisponde anche alla ricerca di un effetto contaminazione verso tutti gli altri giovani. Giovani che ce l’hanno fatta o che quantomeno ci provano; giovani con un’idea; giovani disposti a rischiare e mettersi in gioco; giovani che attivano ulteriori risorse e collaborazioni; giovani che in questo modo, divengono essi stessi animatori giovanili e promotori di nuove iniziative. Il tutto può essere realizzato in un contesto di attenzione alla socialità e al bisogno individuale: un interessante esempio può essere quello che si verifica nelle Officine On-Off a Parma.
E’ attivando tali economie di scambio che si costruisce la sostenibilità del nuovo spazio giovani, che si ottiene la possibilità di creare una sorta di ciclo virtuoso, nel quale le energie si potenziano tra loro e fanno da “alimentatore” naturale su scala locale. In questo senso un esempio molto evidente è quello offerto dalla Ex-Fadda che in una piccola realtà pugliese è stata in condizione di costruire un laboratorio urbano di grande respiro e potenzialità; dimostrando in questo modo come sia possibile realizzare spazi di questo tipo non solo nell’ambito di contesti metropolitani.
Ovvio come in tutto questo un elemento essenziale è quello dello spazio; della sua configurazione. Avere a disposizione uno spazio appropriato e un adeguato allestimento dello stesso sono elementi fondamentali del successo di queste esperienze. Diviene quindi sempre più importante avere la disponibilità di expertise variegati e non ultimo uno sul versante architettonico, nell’ambito della progettazione di uno spazio giovani 3.0. Su questo versante rimandiamo all’ampia riflessione ed esperienza di Giovanni Campagnoli e del suo “Riusiamo l’Italia”.